Un’altra parte del Mondo 2016
Questa è la storia di Aldo, figlio di Palmiro Togliatti, il Migliore. Una storia di solitudine, timidezza e gentile follia. La storia di un uomo che non ha lasciato memoria in un mondo pieno di memoria. Lo chiamano Aldino, anche quando è un uomo adulto.
Dal 1926 al 1944 ha vissuto in Russia e ha frequentato la scuola di Ivanovo (destinata ai figli dei dirigenti di tutti i partiti comunisti del mondo). Dopo i funerali del padre, Aldo scompare. Sappiamo che ha già avuto problemi di salute mentale e che vive con la madre, a Torino. Tra lui e la madre, Rita Montagnana, immaginiamo una stretta vicinanza, come in tante vicende di vite che non riescono a distendersi e si aggrovigliano intorno a un genitore. Una volta lo trovano a Civitavecchia, sul molo. Sembra un barbone, vuole salire su una nave, partire. Più tardi succede ancora, a Le Havre. Aldo sembra spiare, in fondo all’orizzonte, un’altra parte del mondo. Per la seconda volta viene riportato a casa. Più tardi lo ritroviamo in una casa di cura privata, villa Igea, a Modena, dove resta per 31 anni, fino alla morte nel 2011 a 86 anni. In clinica, per via di quel cognome pesante, è menzionato solo come “il signor Aldo”. È un paziente mite: legge romanzi in francese e in russo, compila la “Settimana Enigmistica” che gli porta un militante del Pci, Onelio Pini, insieme alle sigarette Stop. Nell’89 è quest’ultimo a dovergli dire che l’Unione Sovietica non c’è più. E Aldo dice: “Non ci credo”.
Chi è stato Aldo Togliatti? Massimo Cirri prova a rispondere secondo una strategia narrativa che assorbe voci, stralci di notizie, documenti, e trasforma l’indagine in una somma di ipotesi, in un tracciato esistenziale che è quello di Aldo ma anche quello di una grande stagione della storia europea. Stiamo accanto ad Aldino come a un fratello, eternamente minore, come a un fratello sconfitto, come a un fratello assente. Un fratello che ci chiama a contemplare i grandi disegni del mondo dal suo restare sempre silenziosamente indietro. E questo indietro si illumina e ci fa eredi e testimoni.
“Li avete presenti i funerali di Togliatti? Io c’ero, in seconda fila, con la mamma. È l’ultima volta che mi avete visto.”
Premio Omegna Giovani: Enrico Deaglio
Storia vera e terribile tra Sicilia e America – Sellerio editore
New Orleans 1899: il linciaggio di 5 siciliani. 10.000 nuovi schiavi in un giallo tra Sicilia e America.
In una calda notte di luglio del 1899, la sconosciuta Tallulah – un puntino sulla mappa del Nuovo Mondo, trecento chilometri a nord della famosa New Orleans – fu teatro di un linciaggio collettivo, immotivato e feroce. La causa? Una capra abbandonata per strada aveva infastidito un dottore e provocato una sparatoria; poi una «folla ordinata» aveva provveduto al linciaggio immediato di cinque persone. Non «negri» come era abitudine in quelle lande, ma contadini siciliani, un clan familiare di fratelli e cugini emigrati dal paese di Cefalù. Il nostro governo chiese spiegazioni; non le ebbe, ma ottenne una ricompensa e tutto finì lì. In realtà, osserva Enrico Deaglio, «la storia era molto più grande. Più grande vuol dire più orrenda, più infame, più misteriosa, ma anche più avventurosa e quasi fiabesca». L’inchiesta del reporter-scrittore, alla Truman Capote, segue la verità letteraria, esplora i luoghi, scava detriti di memorie e archeologie di testimonianze, delinea i contorni umani di una violenza totale. Ma poi, di rimando in rimando e di traccia in traccia, necessariamente si allarga svelando in quel crimine collettivo soltanto il precipitare di uno scenario molto vasto. Un ordine economico che aveva bisogno, nei malfamati lavoratori siciliani, di una nuova «razza maledetta» che sostituisse gli schiavi liberati delle piantagioni. Una deportazione transoceanica concepita ai tempi di Garibaldi, alimentata da scienziati razzisti, proprietari terrieri, governanti risorgimentali spaventati dal loro nuovo popolo, un atto di nascita segreto della nuova Italia.
Deaglio ripercorre quel lungo viaggio verso la forca con gli oggetti trovati in una valigia abbandonata: l’inquietante quadro di Antonello e la sua somiglianza con gli occhi e la pelle dei poveri linciati; i segni del loro peregrinare tra sommosse e pogrom; l’utopia della terra, la mitica fondazione della «nuova Palermo» sulle rive del Mississippi, una spilla di brillanti che scompare. Chi e che cosa uccise i cinque underdog di Cefalù? La soluzione di un giallo di 115 anni fa si rivelerà molto attuale. Moderna e vicina a noi, purtroppo.