Afghanistan: Anno zero 2002
Il libro è aperto da una introduzione di Gino Strada, il medico chirurgo di Emergency, che racconta la sua esperienza tra le vittime della guerra, soprattutto tra i bambini, le prime vittime, tante volte dilaniati dalle bombe e dalle mine, spiegando come a turno i «potenti della terra» si siano accaniti per decenni contro l’Afghanistan, per i loro «interessi strategici, militari, di denaro». Giulietto Chiesa e Vauro si avvicendano a firmare i reportage, in tutto quindici, da Kabul e dalla valle del Panshir, che costituiscono l’efficace, umanissima e preziosa trama di un saggio del tutto particolare, dove la nota breve e il parlato del testo si combinano con la fotografia, la vignetta e il fumetto e persino con la «provocazione» del fotomontaggio. Un libro, secondo la stessa definizione di Vauro di «segni, parole e immagini», con «tre paia di occhi», i suoi, quelli di Giulietto Chiesa e quelli di Strada, testimonianza dunque di sensibilità diverse e di linguaggi diversi. Il risultato dunque è un racconto coraggioso (corredato da una didascalica e utilissima cronologia afghana dal 1973 ad oggi), un racconto-reportage che tocca la poesia, costruito in forma multimediale, che si imprime nella nostra memoria, per insegnarci che la guerra infinita che sembra (ancora adesso) padrona di quel paese (ma non solo di quel paese) non è l’unica realtà e che un altro mondo è possibile, «dove volano e si lasciano volare gli aquiloni».